«Il veicolo deve essere considerato come un’architettura…dovrà sempre più adeguarsi…
tendendo a raggiungere quella espressione perfettamente consona alla molteplicità delle sue funzioni come avviene nelle forme della natura, ove nulla manca e nulla è inutile…deve perciò valere lo stesso criterio pel quale la costruzione di una casa non nasce da fondazioni comunque predisposte ma dallo studio razionale di una pianta che risponda pienamente alle esigenze funzionale dell’UOMO»

«The vehicle must be considered architecture…it will have to always adapt…trying to reach that expression that is perfectly fitting for its functions, just like for the shapes of nature, where nothing is missing, nothing useless…for this reason the same principle is valid; the principle for which the building of a house doesn’t start from foundations, however they are set, but rather from the rational study of a plant that will fully satisfy the functional needs of MAN»

design

Moltissimi i progetti alla scala del design dell’oggetto e di prodotto sviluppati da Zavanella nell’arco di quasi mezzo secolo (dagli fine degli anni Venti agli anni Settanta) tutti caratterizzati dalla straordinaria originalità delle forme in quanto diretta emanazione da un processo progettuale tanto innovativo quanto caratterizzato dalla carica creativa esondante.
Gli elementi di arredo sono concepiti in intima fusione con il design dei mezzi di trasporto e poi ripresi dall’architetto mantovano negli interni dell’alta borghesia milanese (iconica in particolare è la sedia dalle grandi orecchie poi riproposta in moltissime varianti) insieme alla raffinata statuaria di Lucio Fontana, secondo un approccio che, senza soluzione di continuità e “dal cucchiaio alla città”, coinvolgeva tutti gli aspetti del progetto, da quelli tecnici e tecnologici, a quelli compositivi della psicologia della forma e delle teorie dei colori per arrivare al dettaglio esecutivo.

Per Zavanella i mezzi di trasporto erano infatti da considerare vere e proprie “Architetture in movimento” la cui qualità spaziale doveva essere elevata allo stesso livello di quella delle residenze, ribaltando così provocatoriamente il motto lecorbuseriano della “Machine à habiter”.
I treni pensati da Zavanella costituiscono un importante tassello della cultura del design MADE IN ITALY che ha fatto e continua a fare, scuola in tutto il mondo.

Per ulteriori approfondimenti alla specifica sezione della monografia dove sono riportate le schede critiche dei progetti con relativa bibliografia specifica e un esteso apparato iconografico.

Over almost half a century – from the late 1920s until the 1970s – Zavanella developed many design projects for objects and products, all characterised by extraordinarily original shapes which were the result of a process both innovative and full of creative power.
The pieces of furniture were imagined in close connection to the design of means of transport and then used by the architect from Mantua in the interiors of the upper middle class of Milan (the chair with the big ears, which exists in many different versions, is particularly iconic) together with the refined statues of Lucio Fontana. The approach used, seamless and “from the spoon to the city”, involved every single aspect of the project, from the technical and technological ones to the elements related to the composition of the psychology of the form and the colour theory, in order to arrive at the execution detail.

Zavanella considered the means of transport as real “architectures in motion” and their spatial quality had to be elevated to the same degree as that of houses, in a challenging reversal of Le Corbusier’s concept of the “machine à habiter”.
The trains designed by Zavanella are an important part of the MADE IN ITALY design culture that has made and continues to do, a school all over the world.

For any further details, please see the specific section in the monograph, containing the critics sheets of each project, with the specific bibliography and an extended images archive.

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