Mese: Aprile 2021

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INTERNI, recensione

19 Aprile 2021

RENZO ZAVANELLA 1900-1988, architettura design tecnologia
di Davide Allegri, architettura design tecnologia ” di Davide Allegri, Scripta Edizioni, pagg.618, € 59,00.

Mantovano e milanese d’azione Renzo Zavanella (classe 1900), è una figura che appartiene a pieno titolo alla cultura architettonica italiana del secolo scorso esplicitando, nella sua densa ricerca progettuale, una versatilità tipologica che dal disegno urbano all’architettura spazia nel tema dell’allestimento e dell’effimero sino a spingersi alla dimensione del protodesign industriale e dell’invenzione tecnologica. Tra i tanti progetti il rifacimento della littorina automotrice OM Aln-477 “Belvedere” del 1948 trovata bombardata nel centro e qui trasformata in una sala sospesa per osservare e godere del paesaggio durante il viaggio su rotaie, rimane un saggio espressivo che lega la dimensione progettuale a quella narrativa della valorizzazione paesaggistica del Bel Paese. Il percorso di Zavanella si incrocia con architetti come Gio Ponti e Luciano Baldessari, Franco Albini e Giuseppe Pagano, solo per citarne alcuni con cui collabora a progetti e visioni, senza dimenticare i sodalizi artistici con Lucio Fontana ed Enrico Ciuti. Come afferma Davide Allegri l’opera di Zavanella è “anticipatrice del concetto di architettura quale atto corale, momento di sintesi di istanze tecniche, umanistiche, artistiche”. Questa ricca monografia ci restituisce il ritratto progettuale di uno dei protagonisti del Novecento architettonico italiano. Una figura complessa e decentrata rispetto all’attenzione della critica che questo volume intende in parte giustamente colmare. Le “architetture sussurrate tra modernismo e sperimentazione” di Zavanella restituite da questo studio, che si basa sui materiali d’archivio del “Fondo Renzo Zavanella” conservato presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, definiscono nel loro sviluppo un atteggiamento proprio a quel ‘professionismo d’autore’ che unisce in sintesi progettuale la dimensione narrativa a quella operativa, attraverso un “uso poetico delle nuove tecnologie e dei nuovi materiali della modernità”.

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Mantova, Città di Cultura

9 Aprile 2021

Il Centro Studi Leon Battista Alberti, a fianco dell’amministrazione del Comune di Mantova, si è occupato di dare alle stampe uno studio di Davide Allegri dedicato ai lavori dell’architetto mantovano Renzo Zavanella. La pubblicazione è il risultato dello studio organico e completo sulla figura di questo professionista, delle sue connessioni e dei suoi rapporti con gli altri Maestri dell’architettura moderna e con le avanguardie artistiche del Novecento, con particolare riferimento all’amicizia con Lucio Fontana. L’opera di Zavanella – attraverso i suoi intensi e duraturi rapporti con la grande impresa italiana, i capitani d’industria pionieri della moderna produzione – è inoltre strettamente connessa con la storia sociale, culturale ed economica della Lombardia tra le due guerre, fino al boom economico e al miracolo italiano degli anni Sessanta.

Il progetto è sostenuto anche dal Politecnico di Milano e dal Ministero dei Beni Culturali.

Il volume indaga la multiforme e variegata produzione di Renzo Zavanella (1900-1988), architetto e designer mantovano che ha operato a Milano tra la fine degli anni Venti fino alla morte. Nel suo piccolo studio domestico (via Pancaldo prima e via Tiepolo poi) con la sola sorella Bice come unica e fedele collaboratrice Zavanella progetta visionari padiglioni fieristici, oggetti e mezzi di trasporto dal design straordinariamente innovativo, residenze, uffici, tombe (piccoli capolavori tra arte astratta e razionalismo purista realizzati con Lucio Fontana) intessendo, lungo una carriera professionale ultradecennale, rapporti con i maggiori protagonisti della cultura architettonica e artistica del Novecento italiano.

Renzo Zavanella costituisce un importante satellite di quella costellazione tipicamente lombarda e milanese che fa riferimento alla variegata galassia del professionismo colto, all’interno della quale si sono poi riscoperti, spesso con ritardo, progettisti di indubbio valore. Figura spuria che “non si è mai vista riconoscere il suo giusto posto nella storia dell’architettura contemporanea”, è stato però qualcosa di più e di diverso anche rispetto a questa definizione. Nato a Mantova allo scoccare del Secolo breve la sua vicenda, che si svolge quasi tutta a Milano, costituisce un capitolo sostanzialmente obliterato del grande romanzo dell’architettura del Novecento. Tra le due guerre collabora con Gio Ponti e Luciano Baldessari ed è “compagno di strada” di alcuni dei maggiori protagonisti della cultura architettonica e artistica italiana: più direttamente con Enrico Ciuti, Lucio Fontana (col quale realizzerà piccoli capolavori di architettura funeraria al Monumentale di Milano), Raffaello Giolli, Giulio Minoletti, Giuseppe Pagano, Edoardo Persico, Agnoldomenico Pica; più marginalmente Franco Albini, Ignazio Gardella, Giancarlo De Carlo, Carlo De Carli, Ernesto Nathan Rogers, Marco Zanuso. Nel secondo dopoguerra è, tra gli architetti, uno dei maggiori protagonisti del “miracolo economico” italiano, disegnando i nuovi spazi e gli oggetti simbolo della società del consumo di massa e concentrando la propria attività professionale su diversi fronti: dall’architettura espositiva (che sarà, per tutta la sua carriera, settore privilegiato di sperimentazione), al design di interni, dal nascente settore dell’industrial design (dove l’oggetto “di serie” sarà da lui concepito come “pezzo unico” dalla raffinata artigianalità del dettaglio, in un approccio sospeso tra Albini e Mollino), fino ad arrivare allo studio e alla realizzazione di prototipi da prodursi in serie per abitazioni-tipo e per gli edifici a servizio della meccanizzazione diffusa (stazioni di rifornimento, autogrill).

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